La circolare n. 15 del 29.01.2016 ha determinato le aliquote contributive INPS per l’anno 2016 a carico di artigiani e commercianti.

Chi pensava o sperava in una riduzione viene da un altro pianeta. L’aliquota per gli artigiani  passa al 23,10% e aumenta dello 0,45%, l’aliquota per i commercianti passa al 23,19% e aumenta dello 0,45%.

Naturalmente non esistono attenuanti per quegli artigiani o commercianti che chiudono l’esercizio con un utile inferiore a euro 15.548,00. Questi dovranno pagare i contributi sempre e comunque su un utile minimo di 15.548,00, anche se sono in perdita. Il versamento annuo minimo, quindi,  per gli artigiani ammonta a euro 3.599,03 e per i commercianti a euro 3.613,02. Termini e modalità di versamento rimangono gli stessi del 2015: 4 rate annuali per il contributo minimo (al 16/05, 22/08, 16/11 e 16/2) e due rate annuali sull’eccedenza (16/06 e 30/11) tutte da versare con F24.

Un artigiano con un reddito annuo di euro 30.000,00 nel 2016 pagherà 6.930,00 euro di contributi  e  11.248,00 euro di IRPEF, assumendo che non sia soggetto ad IRAP gli resteranno 11.830,00 euro.

Ogni altra considerazione sull’equità di questa espropriazione forzata è inutile, soprattutto se si confronta il trattamento riservato dal nostro Paese a quello degli altri.

Nel Regno Unito ad esempio, nel 2016 un artigiano o commerciante paga 2,80 sterline a settimana a titolo di contributo per la previdenza ed assistenza, se ha un reddito annuo inferiore a 5.965 sterline, mente paga il 9% per i redditi fino a 42.385 sterline. L’imposta sul reddito delle persone fisiche rimane al 20% sul reddito al netto delle detrazioni.

Un artigiano con un reddito annuo di 30.000 sterline pagherà 2.700 sterline a titolo di contributo per la previdenza e assistenza e 4.000 sterline a titolo di Imposta sul reddito. Quindi gli resteranno 23.300 sterline.